mercoledì 26 settembre 2018

Quando le cose avevano una forma: brainstorming sulle ragioni del "retrocomputing sentimentale" e l' insofferenza da massificazione informatica.



disclaimer

Questo articolo è rivolto principalmente (ma non solo)  a chi è nato come me agli inizi degli anni '70  e tratta sopratutto dell' aspetto sentimentale e nostalgico del retrocomputing / retrogaming, nonchè della fine di un' epoca in cui fare informatica era sinonimo di appartenere ad una nicchia, con riflessioni personali di carattere sociologico piuttosto "tranchants".  Non ho volutamente toccato argomentazioni storiche oggettive relative alla importanza di un sistema rispetto ad un altro, lascio questo compito a chi ne sa più di me. Infine ciò che ho scritto è frutto di una personale ed opinabile visione dell' argomento condizionata dalla mia esperienza vissuta. quindi ,se non la pensate come me, penso sia del tutto normale :-)

Introduzione.

Prendete un volantino di quelli che trovate nella cassetta della posta, quelli delle catene di elettronica per intenderci, sfogliatelo ed immaginate che ci siano solo immagini, niente testo, solo e unicamente le foto dei prodotti in vendita. Immaginate poi di focalizzare l' attenzione sui prodotti che ci interessano per passione: Computers, stereo, videogames, smartphone, Tablet, Smart Tv.


Forse non ci abbiamo mai pensato ma gli smartphone saranno i rettangoli neri verticali, le TV smart saranno i rettangoli neri orizzontali, i Computers saranno i rettangoli metà grigi e metà neri, mentre i tablet verranno identificati come i rettangoli meno allungati.  Gli stereo sono spariti vero? beh quasi; al loro posto abbiamo le casse Bluetooth, quelle sono parallelepipedi o cilindri colorati.
Immaginiamo adesso di dovere capire a quale marca appartengano i dispositivi senza poter contare sulle didascalie, dura eh? Direi quasi impossibile.
Ma cosa hanno combinato le case produttrici di elettronica e Computers? dove sono finite le forme degli oggetti che un tempo definivano un marchio, le forme che suggerivano chiaramente la funzione dell' apparecchio? E' rimasto solo il Logo/Nome dell' azienda, per il resto si sono uniformate al paradigma imposto dall' iPhone. Per sintetizzare il concetto: OGGI il mezzo tecnologico (smartphone, TV, Computer)  è solo il veicolo necessario a recapitare un contenuto ad un individuo che può interagire con la massa di altri utenti connessi traendo gratificazione dal consenso ottenuto sulla base dei contenuti condivisi dall'individuo stesso. Per fare ciò basta un dispositivo multifunzione tascabile, lo smartphone.  Inizialmente sono spariti i tasti fisici, poi lo schermo sempre in crescita in fatto di dimensioni e risoluzione  ha eroso anche quel bordo che risultava essere l' ultimo residuo della forma dell' oggetto tecnologico, bordo che già difficilmente riusciva a caratterizzare in modo adeguato l' oggetto in termini di design.
Massimizzare l' area utile alla fruizione dei contenuti e ridurre la struttura di contorno  è stato un processo reso possibile proprio dal fatto che non era più necessario possedere un oggetto diverso per fruire di media diversi.
Mi spiego meglio: la musica un tempo si ascoltava con l' apparecchio radiofonico , con gli impianti HI-FI o portatili come il Walkman, la TV la si vedeva attraverso il televisore, le eMail e la navigazione erano territorio dei computers, i videogames delle consoles e dei PC. 
Dal momento in cui ci fu l' avvento dello smartphone si lacerò bruscamente la connessione tra significante (oggetto fisico)  e significato (contenuto veicolato) nelle tecnologie dell'intrattenimento ed informazione, favorendo in modo progressivo la famosa "convergenza dei media". La connessione a internet always-on ha poi decretato la recapitabilità del contenuto all'individuo in modo semplice e trasparente, operazione coadiuvata da processori mobili sempre più performanti e parchi nei consumi. L' interfaccia basata sul touch-screen con le sue metafore in punta di dito ha quasi azzerato al curva di apprendimento necessaria ad accedere a determinati contenuti ampliandone drammaticamente il bacino di utenti massificando così l' utilizzo di email, navigazione mobile, condivisione di audio/video/foto attraverso la messaggistica. In buona sostanza persone che non avevano nessuna formazione tecnica si sono ritrovate a poter fare cose che prima erano appannaggio dei soli "eletti", cioè quelle persone che per lavoro o passione avevano appreso l' oscura scienza informatica, cioè noi.

Tra soddisfazione e frustrazione

Noi che siamo nel retrocomputing e ci appassioniamo al retrogaming abbiamo spesso una età compresa tra i 40 e i 50 anni, e questo è un dato fondamentale da valutare. I nati all' inizio degli anni '70 erano bambini quando le tecnologia informatica muoveva i primi passi nell'ambito mainstream, eravamo bambini quando gli home Computers ed i videogames muovevano i primi passi agli inizi degli anni '80 , insomma, noi e l' informatica mainstream (nelle sue varie declinazioni) siamo cresciuti insieme. Le nostre menti di bambino hanno sognato di possedere Computers e stereo in un epoca nella quale questi oggetti avevano una forma ben definita e autoreferenziale, un' epoca nella  quale la forma e la funzione degli oggetti, come già detto, erano solennemente e inesorabilmente connessi, un'epoca in cui c'era una enorme biodiversità che rendeva ogni sistema peculiare e unico, insomma un computer non valeva l' altro, si doveva scegliere e spesso decidere a cosa rinunciare sopratutto per il costo che certi sistemi o periferiche avevano. Erano anni di rivoluzioni che rendevano vecchio tutto quello che due anni prima era il top, un' epoca in cui ci si crogiolava della potenza del proprio computer per ben poco tempo, riferendomi specialmente alla corsa iniziata dai processori x86 all' inizio degli anni '90 durante la quale si doveva cambiare PC ogni 2 anni per poter restare al passo.

https://66.media.tumblr.com/7d6acb32ac05cb3d46ddc36af3246f61/tumblr_pc857puiWz1vwkgr7o1_500.jpg


https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=ZekAbt2o6Ms


Prima dell' avvento degli Home Computers i calcolatori erano relegati a contesti accademici o informatici a livello professionale oppure li si vedeva al cinema o in tv, in contesti di fantascienza o simili. Spesso chi si accingeva a comprare un Home Computer sognava di poter fare le stesse cose che vedeva fare al cinema per poi rendersi conto della dura realtà una volta in possesso dell' oggetto e capito quanto fosse limitato nella sua versione "base", riservando le funzioni più evolute e ambite all' abbinamento del computer ai costosi accessori aggiuntivi. Si comprava la forma e l' illustrazione che c'era sulla scatola, si comprava un' idea, un sogno, si comprava il desiderio di "futuro".
Il ritmo al quale la tecnologia informatica si evolveva negli anni '80/'90 però era incalzante, non si faceva in tempo ad acquistare un modello di computer per vederlo invecchiare nel giro di un solo anno e ritrovarsi a sognare qualche altro modello che nel frattempo si era affacciato sul mercato; per non parlare poi degli accessori costosissimi che molto spesso non ci si poteva permettere.  Monitors dedicati, disk drives, schede acceleratrici, espansioni di memoria spesso erano nell' elenco dei "desideri impossibili", accessori che spesso ci limitavamo ad osservare sui cataloghi sognando di possederli ma di fatto consci che , complice il prezzo elevato, sarebbero rimasti "sogni".
In sintesi si comprava il computer o la console che ci si poteva permettere mentre già se ne sognava un altro più potente, si vedeva evolvere la grafica ed il sonoro in modo "ESPONENZIALE" lasciando spazio ad aspettative enormi per il futuro, si guardava all' amico che aveva "l' altro" computer, quello che non avevamo scelto, e a volte invidiando i giochi ai quali non potevamo giocare perchè semplicemente non esistevano per il nostro computer. Insomma all'epoca non si poteva avere TUTTO, e questa è una considerazione fondamentale per interpretare il fenomeno del retrocomputing.


Occorre ricordare anche che ci si stupiva di fronte ad articoli su riviste specializzate  riguardanti computers e consoles giapponesi, oggetti che sapevamo non sarebbero mai arrivati sul suolo italico, oggetti che nella loro iconica ed esotica bellezza mista a prestazioni grafico sonore da "sala-giochi" occupavano nelle nostre menti lo spazio dedicato ai "sogni mostruosamente proibiti".


http://blog.livedoor.jp/kmmh9189/?p=11


https://twitter.com/jlist/status/871821467704598529
http://bubrhythm.net/Retorhythm/hb-f1xd-3.jpg



http://livedoor.blogimg.jp/kmmh9189/imgs/0/e/0e4f5d66-s.jpg


https://pbs.twimg.com/media/Db1gmi7VwAAKPsl.jpg

A mio avviso, proprio in questi computers giapponesi, si può apprezzare la massima espressione dell' industrial design come mezzo per celebrare l' indissolubile connessione tra significante e significato, tra forma e contenuto. Possiamo notare ad esempio il dettaglio dell' FDD nel Sony HB-F1XD ostentazione del Floppy Disk come dispositivo di memorizzazione avanzato rispetto al nastro magnetico in voga fino ad allora, Il disco centrale rappresentante il drive CD-ROM nell FM Town, la doppia torre dell' unità centrale dell'  X68000, sono dettagli formali che hanno saputo caratterizzare in modo eccellente le doti delle macchine, rendendole delle icone ancora oggi. La potenza evocativa dell'inserto rosso dell' FDD sul sony Hit-Bit in particolare richiamava alla mente macchine industriali, dispositivi "rugged", insomma macchine destinate all' uso professionale accrescendo la percezione di qualità e potenza trasmessa all' utente. Queste macchine troneggiavano sulle scrivanie, occupavano uno spazio fisico notevole e ben definito, insomma erano "il futuro adesso" nella loro fisica arroganza.

C'era una volta l' impianto stereo.

La minore alfabetizzazione tecnologica della popolazione degli anni 70-80-90 imponeva alle case costruttrici di spostare il focus e l' attrattiva del prodotto oltre che sulle prestazioni e specifiche tecniche anche sulla forma dell'oggetto, l' aspetto del dispositivo doveva essere comprensibile anche a chi non era competente e  doveva far capire chiaramente la funzione del dispositivo attraverso la propria forma, celebrando come già detto quindi una solida coerenza tra significante e significato. La riconoscibilità di un prodotto all' interno della giusta categoria di appartenenza era fondamentale, era un tempo in cui la tecnologia imponeva che ogni funzione di uno specifico apparecchio fosse di solito associata ad un dispositivo fisico destinato ad attivarla, quindi più tasti, levette, led, luci e scritte c' erano , maggiore era il valore e la qualità percepita dall'utente. Ricordo interi pomeriggi passati ad ammirare i cataloghi dei prodotti Sony, Panasonic, Sanyo, Philips ecc.. veri e propri volumi dalla veste editoriale spesso molto elevata dove veniva celebrata la oggettivazione del contenuto attraverso opere di design che solidificavano il concetto di televisione, di musica, di fare informatica. Per capirci il televisore era la oggettivazione della televisione così come l' impianto stereo lo era della musica. Più tasti, luci, levette , display LCD (quelli tipo orologio al quarzo per capirci) c' erano e maggiore era il fascino che l'oggetto esercitava su di me. il top era l'equalizzatore grafico con i vu-meter a led colorati in doppia fila dal verde al rosso.

Catalogo Sanyo
Sony Precise v50 e v70. Pulsanti, levette, LED...




















La voce della verità.

Mio figlio Alessandro è nato nel 2007, per lui la musica è liquida, generazione touch , anche se predilige il gioco su PC, alla domanda

 "cosa sono queste cose?" - riferito alle immagini sopra.
 sintetizzo la risposta - "sono dei lettori di CD? sono grandi e hanno tanti tasti, sembrano molto costosi, mi immagino che si senta molto bene anche se mi sembrano un po difficili da usare"
 -- "ti piacerebbe averne uno?" -- "no, non saprei che farmene e poi non saprei neanche dove metterlo". 

La forma dell' oggetto ed il messaggio che questa forma trasmette funziona ancora, non appare vecchio e obsoleto nè tantomeno limitato, anzi, quel "difficile da usare" io lo leggerei come se fosse un "professionale" ma espressa con le parole di un undicenne che ha mille modi comodi di ascoltare e vedere qualunque cosa stando spaparanzato sul divano smartphone alla mano.
Noi che di anni ne abbiamo 40 o 50 queste forme ce le ricordiamo bene; chi di noi ai tempi non ha mai sognato di possedere uno stereo come quello delle immagini qui sopra? o un computer come l' X68000? La mia estrazione sociale e livello economico non mi hanno permesso di soddisfare appieno il desiderio di tecnologia che avevo da ragazzino, lasciando molti dei miei desideri nella categoria dei "sogni mostruosamente proibiti". Diverse generazioni di oggetti tecnologici sono passate sotto i miei occhi senza che io avessi l' età ed il potere di acquisto sufficienti per comprarle, le vedevo sui cataloghi e nelle vetrine dei negozi, sognando di possederli ma rendendomi conto che sarebbero rimasti un sogno. A quel tempo ogni oggetto aveva una funzione, spesso solo una, aveva una forma, un peso, occupava uno spazio ben definito e conferiva importanza al contenuto che veicolava, oggettivandolo nella propria forma esteriore, diversa e riconoscibile. I miei e forse nostri sogni "irrealizzati" di un tempo sono rimasti indissolubilmente legati alle forme che avevano gli oggetti del desiderio: computers, stereo o TV, e quando non si poteva possedere tutto ciò che si desiderava , spesso, ci si accontentava di conservare i cataloghi e sfogliarli, alla stregua di giornali pornografici, dove al posto delle playmates, c' erano computers, stereo e tv dei nostri sogni, con le loro forme ben definite immortalate sulle loro pagine.

e adesso?

Saltiamo ad oggi, noi retrogamers e appassionati di retrocomputing data l' età che molto spesso come già detto è over 40  le abbiamo viste passare tutte le tecnologie, siamo una generazione piuttosto speciale, abbiamo visto con i nostri occhi di bambini il vecchio mondo analogico morente ed abbiamo abbracciato il nuovo che arrivava, anno dopo anno, provando con mano ogni evoluzione sopratutto in ambito informatico, siamo coetanei della nostra passione, l' informatica ed i videogames e questo è un altro dato molto importante ai fini del pensiero che mi ha spinto a scrivere questo articolo. Oggi però i computers sono tutti uguali, gli smartphones sono tutti uguali, le console pure (eccetto Nintendo ma è un discorso da approfondire separatamente) e questo dovrebbe essere un bene, nel senso che oggi anche un idiota è in grado di fare tutto ciò che gli serve (o crede che gli serva) con uno Smartphone senza avere un minimo di cultura informatica. Tuttavia questo azzeramento della curva di apprendimento nell'utilizzo dei mezzi informatici ha traghettato quella che era la nostra (fottuta)  nicchia (si perché un tempo chi aveva il computer era considerato dai "normali" un nerd) verso i lidi della massificazione globale, e noi ci siamo ritrovati senza una (fottuta) nicchia dove stare, perchè anche la casalinga di Voghera che invade i telefoni dei suoi contatti con dei "buongiornissimo, kaffeee?" in realtà sta "condividendo attraverso una rete mobile 4g delle immagini .jpg ad altri utenti connessi alla rete usando un dispositivo mobile quad core con 4 giga di ram e schermo HD cento volte più potente del mio computer di 15 anni fa"...ma la casalinga di Voghera questo non lo sa. Appunto. Tutta questa democratizzazione della tecnologia è stata possibile grazie all'avvento delle interfacce touch ed al mobile che hanno reso semplicemente superfluo tutto ciò che stava intorno allo schermo, ergo la forma degli oggetti tecnologici si è talmente semplificata da scomparire, così come è scomparso l' alone di "magia" che una volta stava dietro all' uso della "ARS INFORMATICA", uso che rendeva necessario un minimo di "studio". Scegliere uno smartphone o smart Tv oggi è solo questione di specifiche tecniche. Diciamoci la verità, rileggetevi l' introduzione e datemi torto se riuscite, l' Industrial design applicato all' elettronica di consumo oggi si è appiattito al punto da non riuscire a distinguere un telefono o un PC dall' altro, appiattito così  come il mio entusiasmo legato alla passione che mi ha accompagnato per una vita, quella per la tecnologia audio-video-HIFI e computers legati al videogaming.
Acquistare un nuovo computer o Smartphone oggi sta lentamente diventando come sottoscrivere un contratto di fruizione di contenuti attraverso uno schermo touch, tutto il focus si è spostato sui contenuti che fluiscono attraverso il nostro Smartphone senza in realtà possedere più nulla, senza poter toccare nulla, senza più tasti da pigiare, levette da azionare, manuali cartacei da leggere, cassette e dischi da archiviare, annusare, giochi da comprare nella loro scatola con floppy, manuali, schede, cartoline..il loro odore. Oggi "LESS IS MORE" che va in netta controtendenza rispetto all' immaginario fantascientifico di un tempo, di computers pieni di lucette e bottoni con i quali siamo nati e cresciuti.
Oggi la musica liquida viene spesso ascoltata in modo compulsivo complice lo skip facile insito nella stessa natura dello streaming, difficilmente si ascolta tutta una canzone, si skippa alla successiva una volta bruciato il ritornello. Lo stesso ragionamento si può applicare ai giochini da smartphone: gioco finchè è facile vincere poi tappo sulla pubblicità di un' altro gioco che appare ad ogni game over e ricominci il loop all' infinito. Sopratutto nei giovani videogamers si sdogana una certa mancanza di dedizione ed impegno, quando il gioco si fa difficile semplicemente cambio gioco al posto di impegnarmi. In questo caso MORE IS LESS...ma non ditelo in giro.

In buona sostanza , noi che abbiamo 40 e 50 anni oggi, nell' acquistare oggetti tecnologici nuovi e contemporanei  ci sentiamo orfani di un livello di gratificazione multisensoriale che ha caratterizzato buona parte (o la parte buona) della nostra esperienza tecno-info-audio-ludica dei tempi andati, l' industria oggi si è focalizzata sui contenuti, facendo scomparire l' hardware dietro ad uno schermo touch rendendolo di fatto invisibile e inconsistente secondo in nostri "retro-canoni" l'oggetto tecnologico. Quando compravi un computer o uno stereo portavi a casa un oggetto unico, diverso da tutti quegli altri che non hai voluto o potuto comprare, unici sopratutto nella forma, nel design oltre che per le caratteristiche tecniche. Per usare il nuovo computer ad esempio,  dovevi passare del tempo a studiarne il manuale e se volevi fare qualcosa in più del minimo dovevi studiare veramente, consolidando il concetto di "tempo impegno-gratificazione" come piuttosto lungo, coerente con il "tempo  impegno-gratificazione" noto nel campo lavorativo o scolastico conosciuti da tutti. Purtroppo oggi le nuove generazioni tendono a perdere interesse in tutto ciò che non dia gratificazione immediata a costo zero, e questo potrà avere delle ripercussioni notevoli sulle future generazioni ma non è l'argomento di questo articolo.

Presa dalla rivista Computers Games 1984
Guardate la foto sopra, se hai almeno 40 anni stai sbavando come il cane di Pavlov  di fronte ad una vetrina piena di cose vecchie e obsolete, ma questo il tuo cervello non lo vuole capire e la visione di un Commodore 64SX, di un monitor a colori per Sinclair  o di un Commodore 1701 ti fa produrre più endorfine che nuotare con i delfini, come se fossi rimasto nel 1985. La nostra giovane e impressionabile mente di ragazzini è stata segnata in modo indelebile da questi oggetti e da quello che significavano allora, dal connubio unico tra forma e contenuto in una indissolubile fusione tra il significante ed il significato. Il processo mentale di gratificazione nell'acquisto dell' oggetto era quindi innescato anche da questo connubio che oggi è stato lentamente ed inesorabilmente spezzato dalla convergenza dei media e dalla sparizione della forma degli oggetti che veicolano i contenuti, ridotti a rettangoli neri fatti di solo schermo, risultando in una parziale riduzione dell' apporto endorfinico nell' acquisto di un nuovo oggetto tecnologico carente o nullo dal lato formale.

La nostra (fottuta) nicchia: divagazione brutalmente off-topic circa la nostra insofferenza da massificazione dell' informatica.


La nostra nicchia non esiste più nella accezione comune di quando ne facevamo parte negli anni 80/90. La prima PSX ha sdoganato i videogames verso le masse  giovani e diversamente giovani, poi l' iPhone con le sue metafore in punta di dito ha aperto le chiuse dell' informatica-per-tutti verso chiunque sapesse leggere e scrivere, dando la possibilità di compiere l'atto informatico a chiunque, abbassando la soglia di accesso a livelli davvero molto bassi se non nulli.  Le sale d' attesa di enti pubblici e ospedali sono piene di anziani che non rispondono alla chiamata del numero perché intenti a giocare con le "pallette colorate" o a guardare i fatti degli altri su Facebook. Lungi da me giudicare se tale massificazione sia stata un bene o un male, resta fuor di dubbio che se dai uno smartphone ad un individuo ignorante questo resterà un ignorante con lo smartphone e probabilmente non lo userà per accrescere la propria conoscenza  ma per condividere, ad esempio, "buongiornissimi" sui gruppi di WhatsApp e "indiNNiarsi" sui social abboccando ad ogni fake news invece che accorgersi di avere in tasca uno strumento talmente potente ed economico capace virtualmente di rivoluzionare il mondo come lo ha fatto l'invenzione della stampa. Restano le eccezioni, ma fin'ora il risultato è stato piuttosto deludente, alcune persone buttate sui social, Smartphone alla mano, non hanno fatto altro che dimostrare la limitata percezione di ciò che succede intorno a loro. Chiamarli "analfabeti funzionali" non è corretto ma spesso ci si riferisce a loro in questo modo. Le implicazioni dell' essere esposti sui social-media a volte sono ignorate dai più con tutte le conseguenze , spesso negative, del caso.

Insomma chi muove le carte e i soldi  ci ha sottratto la nicchia dandola in pasto al popolo casual rendendo d' ufficio "cool" ciò che era "nerd", hanno fatto credere a tutti di essere cool e speciali rendendo, attraverso i social , "tutti famosi per 15 minuti" citando Andy Warhol ma "se tutti sono speciali allora nessuno lo è" cit. "Gli Incredibili".
Alla fine chi muove gli ingranaggi del sistema  ha ottenuto una massa che si auto gratifica celebrando inconsapevolmente la propria mediocrità via social pensando di uscirne "speciali" fotografando cibo e se stessi nel tentativo di promuovere un' immagine di se virtuale che coincide con quello che vorrebbe che la gente pensasse di loro.  Piuttosto brutale come visione vero? In realtà molto lontana da quello che pensavo sarebbe stato il futuro negli anni 80. Ovviamente nessuno è escluso, anche io che scrivo e voi che leggete siamo in questa massa però esserne consapevoli è già qualcosa. 
Lo scippo della nostra nicchia quindi si configura come spina irritativa scatenante l' insofferenza verso la massa che ci chiede di formattargli il PC pieno di malware causato da click ignorante, tanto per riassumere. 



schematizzando:



  • sparizione della nicchia: da un bel po' di tempo tutti usano i computers e videogames, anche la casalinga di Voghera.
  • sparizione della forma: tendenza alla sparizione della "forma" dell' oggetto tecnologico ridotto oggi ad un mero schermo rispetto alla variegata biodiversità formale degli oggetti tecnologici degli anni '80-'90, anni in cui si sono formate le nostre menti, con relativi sogni e desideri. Rottura del legame tra forma e funzione dell' oggetto.
  • noia: verso una tecnologia standardizzata, monotona, pronta all' uso, che non necessita di nessuna skill per essere usata. Indubbiamente comoda ma , per noi tecnofili , deprimente.
  • insofferenza: verso chi pretende di fare tutto usando un mezzo informatico senza avere speso un solo secondo a capire cosa sta facendo e ci chiede assistenza (sempre gratis) per problematiche causate dalla loro totale ignoranza in campo informatico. Quelli che la riga di comando non sanno cos'è ma si credono Hacker perché scaricano film e si ritrovano il PC impestato perché cliccano si ogni pop-up con scritto "velocizza il tuo PC".
  • nostalgia: nostalgia degli anni ruggenti dell' informatica, quando noi eravamo adolescenti come lo era la tecnologia e l' informatica in particolare, dove i Computers, gli stereo, le TV , le console avevano una forma, un design peculiare, dove per ottenere gratificazione attraverso il PC dovevi impegnarti un minimo ed avere un po' di skill, cosa oggi non più richiesta.
  • appagamento desideri insoddisfatti: Per tutte le rinunce che abbiamo dovuto fare da ragazzini, oggi, ci comperiamo almeno 3 pezzi per ogni retro-computer ed accessorio, tanto per stare tranquilli.
  • ricostituzione della nicchia la pratica del retrocomputing, nella accezione più nobile e romantica del termine è di nicchia, la nostra attuale maledetta nicchia. 
  • appagamento, studio e recupero. (RI)possedere ancora tutti i computers, consoles, e oggetti tecnologici in generale degli anni ruggenti ci galvanizza e ci permette di studiarne le caratteristiche grazie anche alla quantità enorme di documentazione oggi facilmente reperibile.
Perle nella spazzatura.

Questa nicchia ce la siamo ripresa. Per adesso. Collezionare, riparare, usare e godersi vecchi computers e consoles oggettivamente obsoleti ed inutili è una attività il cui senso sfugge ai più, sicuramente la casalinga di Voghera resterà abbagliata ed affascinata dallo schermo da 55" della nuova TV 4k che suo marito ha appena comprato, così come non esiterà a gettare negli rifiuti ingombranti quel cassone grigio con scritto "Amiga 2000" che aveva suo figlio da ragazzo e che adesso non serve più a nulla. Noi troviamo gratificazione nel recuperare e usare dispositivi che per le altre persone "normali" , anche se appassionate di informatica,  sono spazzatura, tuttavia, per chi c'era, quei vecchi computers valgono. Il processo di acquisizione, acquisto, recupero di vecchio hardware e software ha un doppio valore per noi che c'eravamo prima e ci siamo ancora oggi. L' acquisire tutte quelle macchine che non abbiamo potuto permetterci o non abbiamo scelto all' epoca magari per motivi economici , risolve,   dopo anni , i desideri insoddisfatti di quando eravamo ragazzi spingendo il nostro cervello a pensare che avere un 1541 da abbinare al nostro C=64 oggi sia una cosa pazzesca almeno quanto lo sarebbe stato nel 1987. Oltre che riacquistare le nostre vecchie macchine,  si parte anche alla ricerca di tutto quell'hardware e Software che abbiamo desiderato all' epoca e non abbiamo mai posseduto, così chi era un incallito spectrumista si ritrova ad essere percorso da un brivido mentre conclude l' acquisto di un C=64 come se non fossero passati 30 anni. Il trovare al mercatino un Amiga a 50 euro ci fa scattare un impulso ad impossessarsene mosso da dinamiche psicologiche innescate 25 anni prima e per qualche motivo ancora "attive" legate sicuramente al fatto che, per esempio l' Amiga, è fortemente legata alla nostra adolescenza, ad un tempo in cui eravamo una nicchia, un tempo in cui , complice la nostra giovane età, tutto era più magico. Questa passione poi ci porta ad esserci ricavati una nuova nicchia, visto che adesso i computers sono ovunque e tutti li sanno usare (più o meno), noi siamo quelli che incomprensibilmente agli occhi della gente "normale"  ricercano ciò che gli altri buttano, quelli che si entusiasmano di fronte ad un Olivetti M24, ad una tastiera IBM, ad un monitor Sony PVM. Ovviamente la persona "normale" declina il valore dell' oggetto sulla base di quello che può fare di utile per il mondo di oggi infatti la domanda che spesso mi fanno è


"ma se non va neanche su internet che cosa ci fai con quel ferro vecchio?"

Io sorrido e di solito non rispondo, immaginandomi già davanti al monitor CRT da 14" mentre parte la musica di Monkey Island suonata attraverso una vera Sound Blaster ammirando lo splendore dei 256 colori su schermo della VGA , oppure mi vedo rapito di fronte alla schermata iniziale di Jim Power per Amiga con i sui 50 livelli di parallasse visti attraverso un monitor Commodore 1081 nello splendore dell' RGB; queste sono cose che in pochi sanno apprezzare.
E' bellissimo guardare alla massa di gente che ci circonda e capire che dove tutti vedono spazzatura noi  vediamo delle perle, perché il vero valore non sta nell' oggetto in se, ma in noi che abbiamo avuto la fortuna di vivere sia il vecchio che il nuovo mondo digitale e che riusciamo ripercorrere, attraverso i nostri ricordi  legati ai vecchi computers, la storia dell' informatica e forse buona parte della nostra vita.